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Espatrio e legami familiari: gestire i sensi di colpa

appel visio avec grand-mère
davidpereiras / Envato Elements
Scritto daAmeerah Arjaneeil 21 Agosto 2025

Andare a lavorare all'estero non significa sempre partire per un'avventura. Molti espatriati convivono con il senso di colpa per aver lasciato la famiglia, in particolare i genitori anziani, o per aver perso momenti preziosi come la nascita di un nipote. Come affrontare queste emozioni e vivere l'espatrio con maggiore serenità? Scopri i nostri consigli.

Genitori che invecchiano e si ammalano: una delle principali cause di senso di colpa 

Per chi vive all'estero dopo i 25-30 anni, l'invecchiamento graduale dei genitori rimasti in patria può diventare una grande fonte di preoccupazione e di senso di colpa. Molti espatriati si sono trasferiti inizialmente per studiare, tra i 18 e i 25 anni, quando i genitori erano ancora relativamente giovani, in buona salute e spesso ancora impegnati sul lavoro.

Con il passare degli anni, mentre rinnovano i visti di lavoro e costruiscono la loro vita all'estero, iniziano a notare i cambiamenti. I genitori che un tempo erano attivi e in forma, oggi, durante le videochiamate, appaiono stanchi: capelli grigi, volti più segnati. Le visite sporadiche a casa fanno emergere nuove realtà: appuntamenti medici regolari per controllare il diabete o problemi cardiaci, armadietti pieni di medicine, meno energia. Tutto questo può gettare gli espatriati nello sconforto. Mentre loro si costruivano una nuova vita altrove, il tempo ha inesorabilmente trasformato i genitori. La domanda nasce spontanea: “Ho abbandonato le persone che mi hanno cresciuto?”

Il senso di colpa può essere ancora più forte per i figli unici o per chi proviene da culture dove si dà grande importanza alla famiglia, al rispetto degli anziani e all'interdipendenza più che all'autonomia individuale. Molti espatriati asiatici, ad esempio, sono cresciuti con l'idea che occuparsi personalmente dei genitori anziani sia il dovere fondamentale dei figli. A volte i parenti possono accentuare il senso di colpa, rimproverandoli per vivere lontano o per “tenere” i figli piccoli lontani dai nonni.

Come affrontare il senso di colpa, le responsabilità e le pressioni familiari?

Accettare che il tempo scorra al di là del nostro controllo

Il senso di colpa nasce spesso da aspettative irrealistiche sul proprio potere di incidere sugli eventi. È facile perdersi in rimpianti pensando a cosa avremmo potuto fare di diverso se fossimo stati onnipotenti. Riconoscere che cambiamento, invecchiamento, malattia e morte fanno parte della vita e sono fuori dal nostro controllo può aiutare ad alleviare il senso di colpa legato al vivere in un altro Paese, lontano dalla famiglia.

Molti espatriati e immigrati vivono quella che viene definita “elaborazione anticipata del lutto”: un processo emotivo che porta a piangere una persona cara molto prima della sua morte, spesso già al momento di una diagnosi grave come un cancro terminale. Per chi vive all'estero, questa forma di lutto è aggravata dalla paura di non riuscire a tornare in tempo. Dire addio a un genitore in punto di morte con una videochiamata, o assistere al funerale in diretta streaming da un aeroporto, è un rischio reale. Per questo molti espatriati iniziano a prepararsi mentalmente ed emotivamente al peggio: l'elaborazione anticipata del lutto diventa una sorta di scudo emotivo.

Uno studio della professoressa Olena Nesteruk, docente di Family Science and Human Development alla Montclair State University, ha analizzato il modo in cui gli espatriati affrontano questa forma di lutto anticipato. Intitolato  lo studio mostra che la distanza geografica e gli impegni lavorativi all'estero possono paradossalmente aiutare a superare più rapidamente senso di colpa e dolore: la distanza e il lavoro agiscono come “cuscinetti” che proteggono dal lutto prolungato. Un altro consiglio utile? Impostare dei limiti con parenti invadenti che attribuiscono colpe ingiuste. Se il rapporto con i tuoi genitori è sano e positivo, l'opinione dei familiari allargati non dovrebbe pesare.

Restare attivi nelle chat di gruppo e tornare a casa almeno una volta l'anno

Impegnati a mantenere una comunicazione regolare e costante con la tua famiglia. È facile lasciarsi assorbire dalla nuova vita all'estero e trascurare messaggi, chiamate e visite.

Il film News from Home della regista belga Chantal Akerman racconta bene questa dinamica, già negli anni '70, prima dell'era dei messaggi istantanei. Nel film autobiografico Akerman legge le lettere che la madre le inviava mentre lei lavorava a New York: inizialmente rispondeva con regolarità, ma col tempo le sue lettere diventano più rare. La madre, sentendosi trascurata, scriveva: “Cara, ho ricevuto la tua lettera subito dopo aver scritto la mia. Sono felice che tutto vada bene. Ma scrivi un po' più spesso… mi manchi molto.”

Per evitare che si crei questa distanza emotiva è utile stabilire sin da subito degli appuntamenti fissi: ad esempio, dedicare ogni sabato mattina alle 8 o alle 9 a una lunga videochiamata con i genitori, oppure fissare una chiamata ogni 15 giorni con il migliore amico dell'università.

Resta attivo nelle chat di gruppo e cerca di rispondere entro uno o due giorni. Non sottovalutare la forza delle conversazioni semplici: raccontare cosa hai mangiato, mandare un meme, un video su TikTok o la foto del tuo gatto sono piccoli gesti che mantengono il contatto vivo anche quando non ci sono grandi novità. In News from Home, Akerman inizialmente non capisce che le notizie banali scritte dalla madre sui vicini erano in realtà un modo per non interrompere il filo della comunicazione.

Nessun messaggio o videochiamata potrà mai sostituire del tutto la presenza fisica. Se impegni e finanze lo permettono, prova a tornare almeno una volta all'anno: è un gesto semplice che può prevenire risentimenti da parte della famiglia e alleviare il senso di colpa. Certo, può voler dire rinunciare a vacanze più esotiche, ma alla fine i momenti con i tuoi cari contano di più. Inoltre, percorrere regolarmente la stessa rotta aerea ti permette di accumulare punti e accedere a tariffe scontate.

In alternativa, se hai spazio in casa, puoi invitare i tuoi genitori a trascorrere del tempo con te all'estero. Molti pensionati apprezzano l'idea di passare alcuni mesi all'anno fuori, con un visto turistico che normalmente consente di restare fino a sei mesi. Se hai figli, i nonni potrebbero anche darti una mano con i nipoti.

Ricorda che la tua famiglia è orgogliosa della tua vita all'estero

La tua scelta di trasferirti all'estero può aver suscitato tristezza e nostalgia nei tuoi genitori, ma è solo una parte del quadro emotivo. Non dimenticare che sono anche estremamente fieri di te. Anche se non lo dicono apertamente, è probabile che raccontino con orgoglio a parenti e amici che il loro figlio o la loro figlia ha costruito una carriera di successo all'estero, ha trovato un buon lavoro o sta studiando in una parte del mondo completamente nuova. Ai loro occhi, non sei soltanto lontano: sei motivo di orgoglio, di ammirazione e di ispirazione.

Spesso chi vive all'estero guadagna più della media, e questo consente anche di sostenere economicamente i propri cari. Secondo il  dell'Università di Oxford, gli espatriati nel Regno Unito inviano ogni anno circa 9,5 miliardi di sterline (12 miliardi di dollari) in rimesse nei Paesi d'origine. Tra i più attivi ci sono cittadini di India, Pakistan, Nigeria, Francia, Germania e Cina.

Le rimesse che invii possono coprire le spese mediche dei tuoi genitori, assicurare loro la pensione serena che hanno sempre sognato o finanziare gli studi di un fratello minore. Ogni volta che il senso di colpa riaffiora, ricordati che la tua scelta di lavorare all'estero contribuisce in modo concreto al benessere della tua famiglia. Non stai solo costruendo la tua vita: stai sostenendo anche quella degli altri.

Considera un visto per ricongiungimento familiare

Se la distanza dai genitori anziani diventa emotivamente troppo pesante, valuta se il Paese in cui vivi prevede un visto di ricongiungimento familiare. In Canada, Spagna, Portogallo e Repubblica Ceca, ad esempio, esiste questa possibilità per genitori sopra una certa età (di solito dai 65 anni), purché vengano soddisfatti alcuni requisiti.

Tra questi rientrano la prova che i genitori siano economicamente dipendenti dal figlio residente all'estero, l'assenza di altri familiari in grado di occuparsene nel Paese d'origine e la disponibilità del figlio espatriato a mantenerli. Nella maggior parte dei casi è inoltre obbligatoria un'assicurazione sanitaria per il genitore.

Fonti:

Vita quotidiana
A proposito di

Ameerah è docente e tutor privato che insegna spagnolo e mandarino a Mauritius. È stata anche traduttrice freelance, redattrice e scrittrice di contenuti per un decennio. Ha vissuto a Madrid e Pechino.

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