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Come immatricolare un'auto italiana all'estero

immaticolazione auto
Foto di Lumière Rezaie su Unsplash
Scritto daFrancescail 08 Ottobre 2025

Se vivi all'estero o stai per trasferirti, prima o poi dovrai decidere cosa fare con la tua auto italiana. Immatricolarla nel nuovo Paese non è solo una pratica burocratica, ma un passo concreto per costruire la tua vita altrove. In questo articolo ti spieghiamo come funziona l'importazione di un veicolo italiano nei Paesi UE ed extra-UE, quali documenti servono e quali errori è meglio evitare, con i consigli e le esperienze condivise dagli utenti italiani di .

Tra le mille decisioni pratiche che accompagnano un trasferimento all'estero, l'auto è spesso quella che si rimanda più a lungo. Finché non arriva il momento in cui bisogna decidere se conviene portarla al seguito o venderla. Ogni Paese ha le sue regole su quanto tempo si può circolare con una targa straniera e su quando diventa obbligatorio registrare il veicolo localmente.

Nell'Unione Europea la transizione è più semplice: la libera circolazione consente di usare la targa italiana per alcuni mesi - in genere sei - prima di doverla sostituire. Nei Paesi extra-UE, invece, l'ingresso dell'auto è considerato un'importazione e comporta passaggi aggiuntivi tra dogane, imposte e verifiche tecniche.

Il quadro normativo europeo 

Muoversi all'interno dell'Unione Europea dovrebbe, almeno in teoria, rendere tutto più semplice. Le regole sulla circolazione dei veicoli sono in parte armonizzate, ma la realtà è che ogni Paese ha le sue procedure. La regola di base è chiara: se trasferisci la residenza in un altro Stato UE, puoi usare la tua targa italiana solo per un periodo limitato - in genere fino a sei mesi consecutivi - dopodiché l'auto deve essere registrata nel nuovo Paese.

Il motivo è pratico: il veicolo deve riflettere la sede fiscale e amministrativa del suo proprietario. Oltre quella soglia, circolare con una targa italiana equivale a essere fuori norma, anche se l'assicurazione è ancora valida.

I documenti richiesti per la reimmatricolazione cambiano di poco da Paese a Paese. Servono quasi sempre:

  • il documento unico di circolazione,
  • il certificato di conformità europeo (COC),
  • una prova di residenza (contratto di affitto o certificato anagrafico),
  • un documento d'identità,
  • una polizza assicurativa locale,
  • e la ricevuta del pagamento delle imposte d'immatricolazione presso le autorità competenti del Paese di nuova residenza (o la prova di esenzione).

In Germania, per esempio, il veicolo deve superare il controllo tecnico TÜV e il proprietario deve ottenere dall'assicurazione tedesca un codice eVB prima di presentare la domanda.
In Francia, la procedura è interamente digitale e passa attraverso il portale ufficiale dell'Agence nationale des titres sécurisés (ANTS), dove si caricano tutti i documenti.
In Portogallo è previsto un vantaggio per chi possiede l'auto da almeno sei mesi prima del trasferimento, che consente di evitare il pagamento dei dazi d'importazione.

Le procedure non sono identiche, ma l'obiettivo è lo stesso: assicurare che il veicolo sia in regola con la normativa locale e con la nuova residenza del proprietario. Informarsi in anticipo sui requisiti del Paese di destinazione è la strategia migliore per evitare perdite di tempo e spese inutili.

Paesi extra-UE: dogane e dazi

Quando il trasferimento avviene fuori dall'Unione Europea, la questione si complica: l'auto non è più un semplice bene in circolazione, ma un oggetto d'importazione. In altre parole, il suo ingresso nel nuovo Paese viene trattato come una vera e propria pratica doganale.

Le tappe seguono uno schema comune. Prima di tutto lo sdoganamento, con la dichiarazione del veicolo alle autorità di frontiera. Poi il pagamento dei dazi o dell'IVA locale, che può essere evitato solo se l'auto è stata di proprietà per più di sei mesi ed è introdotta come “bene personale”. Infine, la verifica tecnica o di conformità, che serve a dimostrare che il mezzo rispetta gli standard locali in materia di sicurezza ed emissioni.

Ogni Paese stabilisce tempi e modulistica, ma il principio è lo stesso: chi diventa residente deve immatricolare l'auto entro un termine preciso, pena sanzioni o blocchi doganali. Seguono due esempi:

Svizzera: precisione e rigore

In Svizzera la procedura è ordinata e rigorosa, come tutto ciò che riguarda l'amministrazione elvetica. Al momento dell'ingresso nel Paese, il veicolo va dichiarato alla dogana tramite il modulo 18.44. Da quel momento decorre un periodo massimo di dodici mesi per completare l'immatricolazione.
Servono il certificato di sdoganamento, il libretto italiano di circolazione, la prova di residenza in Svizzera, l'assicurazione svizzera e l'attestazione del controllo tecnico cantonale (MFK).
Chi trasferisce un'auto posseduta da oltre sei mesi può chiedere l'esenzione dai dazi e dall'IVA, considerandola parte del “trasloco personale”.

Tunisia: la complessità della targa RS

La Tunisia rappresenta uno dei casi più peculiari. L'auto italiana entra inizialmente con una targa doganale temporanea, la cosiddetta targa RS, concessa ai residenti stranieri che portano con sé il proprio veicolo. Questa targa consente di circolare per un periodo limitato. Chi decide di stabilirsi definitivamente deve convertire la targa temporanea in quella tunisina, sdoganando l'auto e pagando le imposte previste, calcolate in base a cilindrata ed età del veicolo.
La burocrazia locale richiede anche un documento chiamato Diptyque, una sorta di passaporto del veicolo che registra ogni ingresso e uscita dal Paese. I forum di italiani in Tunisia riportano spesso che è su questo punto - scadenze e rinnovi del Diptyque - che si concentrano i problemi più comuni.

In generale, per tutti i Paesi extra-UE, vale la regola di contattare dogana e ambasciata prima di partire. Preparare in anticipo la documentazione e verificare le esenzioni possibili è l'unico modo per evitare sorprese.

Consigli pratici ed errori da evitare

Ogni espatrio è diverso, ma quando si tratta di auto, le domande che ci si pone sono quasi sempre le stesse: quanto posso tenere la targa italiana? L'assicurazione italiana copre anche all'estero? E se sbaglio i tempi, cosa rischio? Le risposte variano in base al Paese, ma alcune regole di buon senso valgono ovunque.

Controlla i tempi
Nella maggior parte dei Paesi europei puoi circolare con la targa italiana per un periodo limitato, di solito sei mesi. Dopo, serve la reimmatricolazione. Oltre quel termine, l'auto è considerata “fuori norma”, anche se perfettamente assicurata.

Verifica l'assicurazione
Molte polizze italiane coprono solo viaggi temporanei all'estero. Se resti più a lungo, serve un'assicurazione locale. Alcuni utenti raccontano di essersi accorti troppo tardi che la loro assicurazione non li copriva più fuori dai confini italiani.

Conserva tutto
Contratti d'affitto, bollette, documenti doganali e prove di proprietà: ogni pezzo di carta può servire. In Svizzera, ad esempio, questi documenti sono indispensabili per chiedere l'esenzione dai dazi doganali.

Non sottovalutare la revisione
Una revisione italiana scaduta, o non riconosciuta, può bloccare la pratica d'immatricolazione. In Germania, per esempio, è obbligatorio rifare il controllo TÜV prima del cambio targa.

Fai bene i conti
Oltre alle tasse d'immatricolazione, ci sono costi di traduzione, bolli, revisioni e targhe nuove. Spese che, sommate, possono superare i 500 euro, anche in Europa.

Evita le scorciatoie
Guidare per mesi con una targa italiana dopo aver ottenuto la residenza all'estero può sembrare una soluzione comoda, ma spesso equivale a violare la legge. Le sanzioni arrivano, anche a distanza di tempo.

Chiedi informazioni prima di trasferirti
Ambasciate, motorizzazioni e dogane forniscono dati aggiornati. E i forum, come quelli di , possono offrire il punto di vista di chi ha già affrontato la burocrazia in prima persona.

Prepararsi per tempo non elimina la complessità, ma riduce gli imprevisti. E in materia di auto, gli imprevisti, all'estero, costano sempre cari.

Le esperienze degli utenti di

Chi immatricola il veicolo all'estero scopre presto che la teoria e la pratica non sempre coincidono. Tra scadenze, uffici e documenti mancanti, molti italiani hanno raccontato le proprie avventure burocratiche sui forum di . E leggere le loro esperienze aiuta a capire cosa aspettarsi davvero.

Sul forum della Germania, nella discussione Revisione macchina italiana in Germania, diversi utenti raccontano la difficoltà di orientarsi tra controllo TÜV, assicurazione eVB e moduli da consegnare al Comune. Un utente commenta con ironia: "Più che cambiare targa, sembra di cambiare cittadinanza".

Nel thread Auto da immatricolare in Portogallo l'utente Giuliano Bertolazzi (Tavira) solleva un dubbio comune: conviene portare l'auto aziendale dall'Italia o comprarne una in loco? Bruno Piccardo spiega che in Portogallo le auto costano di più perché, al momento dell'immatricolazione, si paga una tassa statale di circa il 20 % del valore. I costi di targatura dipendono da vari fattori - data di acquisto del veicolo, data di registrazione della residenza, tipo di motore - e il mercato dell'usato varia molto tra nord e sud del Paese. Suggerisce di consultare i siti locali (come Standvirtual, per la compravendita di auto usate) e di considerare il noleggio a lungo termine come alternativa temporanea. Nel dibattito, Sergio “Sescocco” e Fio54 segnalano che per i veicoli esportati dall'Italia resta valida la procedura di cancellazione dal PRA tramite consolato, rinviando alla guida ACI per i dettagli.

In un altro thread più recente, Auto con targa italiana in Portogallo, l'utente francocostantino59 apre la questione “ibrida”: lasciare un'auto italiana in Portogallo e usarla saltuariamente da turista. ls4giovanni chiarisce che il divieto di guidare un'auto non portoghese vale solo per i residenti, mentre i turisti possono circolare liberamente all'interno dell'UE.
Un altro utente ricorda tuttavia che, secondo il Código da Estrada, lasciare un'auto ferma su strada pubblica per più di 30 giorni può configurare parcheggio abusivo, con rischio rimozione, mentre non ci sono problemi in un garage privato.

bettynamibia sintetizza i requisiti per ottenere l'esenzione dalle imposte d'importazione: l'auto deve essere intestata al proprietario da almeno sei mesi che deve presentare la domanda entro dodici mesi dall'ottenimento della residenza legale.
L'utente sdeng racconta la propria esperienza a Setúbal: pratica gestita tramite ACP – Automobile Club Portoghese, revisione tecnica dopo pochi giorni e targa portoghese ricevuta in circa un mese. Ha gestito online la cancellazione dal PRA e spedito le targhe all'ACI di Milano. Costo complessivo: circa 500 euro di tasse più 100 euro per l'iscrizione annuale all'ACP.
Sottolinea che nella sua pratica non è stata richiesta l'iscrizione AIRE, mentre Danielag60, in un messaggio successivo, riferisce di aver ricevuto indicazioni diverse e di essersi rivolta all'ACP per chiarimenti.

Nel complesso, le testimonianze mostrano un sistema articolato ma gestibile: la burocrazia portoghese richiede tempo, ma con documenti in ordine e un po' di pazienza la procedura si chiude senza intoppi e a costi prevedibili.

Nel thread Auto con targa RS in Tunisia, aldmau (residente da oltre 3 anni) chiede se sia possibile convertire la targa RS in targa tunisina, pagando la dogana, dopo 5 anni di residenza. AntoTunisia chiarisce che la “regola dei 5 anni” è una mezza leggenda: la prassi discussa dagli utenti parla di 10 anni prima di poter fare richiesta in dogana, pagando una tassa calcolata sul valore attuale del veicolo. Pirsaro57 spiega che conviene fare questo passaggio se si vuole vendere l'auto in Tunisia o liberarsi dai vincoli doganali tipici della RS.

In merito a chi può guidare un'auto RS, AntoTunisia precisa che congiunti (ascendenti, discendenti, fratelli/sorelle) possono guidarla solo con autorizzazione rilasciata dalla dogana che ha registrato il veicolo, allegando i documenti previsti; l'autorizzazione ha validità 1–3 anni e va rinnovata.

Sul fronte iter e incastri locali, AntoTunisia racconta il suo caso: per la visita tecnica Annexe 5, il centro collaudo gli ha rifiutato l'auto perché sul Diptique risultava la dogana di Tunisi (La Goulette) invece di Sousse (dove risiede). La soluzione è stata far correggere il Diptique in dogana e ripetere il collaudo: esempio pratico di come circolari interne e prassi locali possano pesare quanto (e più) delle leggi citate agli sportelli.

Dardo01, un utente italiano residente ad Hammamet dal 2019, ha raccontato la sua esperienza di re-immatricolazione di un'auto in Tunisia con targa RS, offrendo un quadro pratico e realistico del processo. Dopo aver verificato con la dogana di Nabeul la possibilità di ottenere la targa (consentita anche oltre i sei mesi di residenza in quel governatorato), ha ordinato in Italia un'auto nuova, immatricolata con targa EE in esenzione IVA. Una volta ricevuto il veicolo, ha gestito l'esportazione con l'aiuto di un'agenzia di pratiche automobilistiche e di uno spedizioniere doganale. Arrivato in Tunisia, ha seguito l'iter locale: autenticazione firme in comune, presentazione documenti alla dogana e poi alla motorizzazione di Nabeul. In pochi giorni ha ottenuto la nuova carta grigia tunisina e le targhe RS, completando anche vignette e assicurazione. Il processo, pur laborioso, si è rivelato più fluido del previsto e ha comportato un risparmio complessivo di circa 13.000 euro, grazie a esenzione IVA, sconti sull'ibrido e assenza di tasse italiane di immatricolazione. Con un buon supporto burocratico e un po' di pazienza, re-immatricolare un'auto in Tunisia si è dimostrato fattibile e conveniente, specie per veicoli di valore.

Fonti:

Formalità burocratiche
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A proposito di

Dal 2012 gestisco la community italiana di , dove accompagno quotidianamente italiani già espatriati o in procinto di trasferirsi. Rispondo alle loro domande, attraverso i forum, su temi cruciali come lavoro, alloggio, sanità, scuola, fiscalità, burocrazia e vita quotidiana all’estero. Il mio ruolo è ascoltare, orientare, condividere risorse affidabili e facilitare il contatto tra espatriati per stimolare la condivisione di esperienze. Gestisco anche la comunicazione e la traduzione di contenuti per la piattaforma. Scrivo articoli per il magazine di , affrontando tematiche fondamentali per gli italiani nel mondo come tramandare la lingua italiana ai figli nati all’estero, le relazioni interculturali e l'identità italiana nel mondo, le opportunità di studio e lavoro per i giovani italiani all’estero, l'assistenza sanitaria per gli espatriati italiani e la burocrazia italiana per chi vive all’estero (AIRE, documenti, rinnovi, ecc.). Gestisco inoltre la sezione delle guide, dove mi occupo della traduzione di contenuti dall'inglese all'italiano, e la sezione del magazine dedicata alle interviste degli italiani all'estero: una vera e propria fonte di informazioni sulla vita all’estero, dalla viva voce di chi l’ha vissuta e la racconta per aiutare altri italiani nel loro progetto di espatrio. Nel corso degli anni ho intervistato vari profili tra cui studenti, professionisti, imprenditori, pensionati, famiglie con figli, responsabili dei Centri di Cultura italiana all'estero, dirigenti delle Camere di Commercio Italiane nel mondo, e membri del Com.It.Es. Ho contribuito all'organizzazione di varie iniziative che hanno ricevuto ampia copertura da AISE (Agenzia Internazionale Stampa Estero), dall'agenzia giornalistica nazionale Nove Colonne, da ComunicazioneInform.it e da ItaloBlogger.com, come rappresentante degli expat italiani nel mondo. Un riconoscimento che valorizza il mio impegno nella promozione della cultura italiana e nella creazione di legami comunitari significativi.

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